Quando abbiamo per la prima volta sentito parlare del Complesso Monumentale di Santa Croce ci siamo immediatamente chiesti come potesse trovarsi una struttura caratterizzata da un così grande valore artistico, realizzata dalle più illustri maestranze pontificie del Rinascimento, nel piccolo comune di Bosco Marengo, in provincia di Alessandria.
A questa domanda siamo riusciti a dare una risposta: il progetto di Papa Pio V, che ne commissionò l’edificazione, era di lasciare al paese natio qualcosa che potesse valorizzarlo.
Inoltre un particolare curioso ci ha colpito: oltre ad essere quasi sconosciuto, l’edificio ha una storia particolare, ricca di colpi di scena e di rimaneggiamenti.
Questi i motivi per cui il nostro Team ha deciso di esplorare le bellezze di questo splendido monumento.
Le origini del nostro monitoraggio risalgono all'1 dicembre 2020, quando abbiamo incontrato l'architetto Stefano Pezzato, che ci ha fornito materiali e spunti indispensabili. Unendo questi dati alle nostre ricerche siamo arrivati alla stesura del Report 1 e alla realizzazione del Canvas.
Le informazioni si sono inoltre rivelate utili per la stesura del Report 2, per il quale abbiamo consultato anche le recensioni lasciate dai visitatori, scoprendo così i punti di forza del Complesso e l’importanza delle iniziative del FAI, che le hanno dato notorietà nel panorama italiano.
Per la realizzazione del Report 3 è stato di vitale importanza il “Tour Virtuale”, durante il quale abbiamo re-incontrato l’architetto Pezzato, l’associazione “Amici di Santa Croce” e la memoria storica della struttura.
Giungiamo così al report 4. In un ultimo incontro abbiamo esplorato le possibilità di impiego degli ampi spazi del Complesso.
Due sono le opzioni più interessanti: la prima coinvolge Libera, rete di associazioni unite contro le mafie, mentre la seconda vedrebbe coinvolta l’Università del Piemonte Orientale.
Libera impiegherebbe (come, peraltro, ha già fatto in passato) gli ambienti di Santa Croce per ospitare i suoi campi estivi, durante i quali i ragazzi vengono informati sui beni confiscati alla mafia e sul loro riutilizzo, in un percorso di educazione ad una cittadinanza attiva e consapevole.
La collaborazione con l’UPO trasformerebbe invece la struttura in un importante polo culturale, rendendola, ancora una volta, un punto nodale nella formazione delle nuove generazioni.