Noi studenti della 4C2 dell'indirizzo Classico quinquennale dell'istituto d'istruzione superiore Telesi@ di Telese Terme(BN), nel corso delle ultime lezioni, assistiti dal nostro docente di lingua greca e latina, abbiamo scelto tra i tanti progetti di seguire quello dedicato al restauro del Parco Archeologico del Pausilypon. Abbiamo diviso i ruoli condividendoli tra più persone intraprendendo lo studio dei contenuti della prima lezione relativa al progetto A.S.O.C., alle politiche di monitoraggio civico consultando il sito di Open Coesione e imparando a leggere i dati relativi al singolo progetto. Inoltre abbiamo visualizzato i video che parlano di A.S.O.C. e dei precedenti lavori di monitoraggio. In aggiunta abbiamo creato un account Instagram (@alveareidearum_) in modo tale da informare il maggior numero possibile di utenti sui nostri scopi; successivamente è stato realizzato un logo che ci rappresentasse al meglio. Il nostro obiettivo è proliziare la buona riuscita di un progetto che metta in risalto e preservi zone come il Parco Archeologico del Pausilypon in modo serio e concreto.
PITCH 2 Posillipo è una porzione di costa tra Napoli e Pozzuoli. E’ di origine vulcanica, infatti sorge su un antichissimo vulcano, chiamato Archiflegreo, sprofondato nel mare. In origine questa collina si chiamava Ammeus, nome di incerta origine, successivamente, nel I sec a.C. assume il nome di Pausilypon. Questo nome venne dato da un personaggio originario del Sannio, Publio Vedio Pollione, che sceglie di edificare questo complesso che diventa una specie di piccola città sulla collina che poi sarà chiamata Pausilypon. Egli, nella villa del Pausilypon, aveva fatto costruire delle peschiere, vasche con un sistema di muratura che consentiva loro di essere protette dalle correnti marine, dove allevava diverse specie di pesci. Quando nel 12 a.C. morì, fu costretto a lasciare in eredità tutta la villa con annesse peschiere a Ottaviano e, da quel momento in poi verrà chiamata villa del Pausilypon diventando proprietà dell’imperatore di Roma. Al giorno d’oggi parliamo di un’area di più di venti ettari quadrati, che comprendeva la villa, di cui non restano tracce, la cavea di un teatro, che annesso alla villa conteneva più di 2000 spettatori, i quali raggiungevano la collina di Pausilypon attraverso la grotta di Seiano, che collegava Posillipo alla zona di Pozzuoli. Probabilmente quel teatro era frequentato da gente che abitava sulla collina di Posillipo, infatti l’archeologia marina ha scoperto che tutta la zona del litorale era occupata da ville, abitate da personaggi illustri che venivano intrattenuti dagli spettacoli di Pollione. Nella parte più bassa della collina, verso il mare, abbiamo resti di edifici che sono stati interpretati come dei ninfei, complessi termali, strutture a mezza cupola, e l’odeion, una sorta di teatro coperto per le audizioni di poeti, artisti e attori. Uno dei fenomeni che ha colpito la zona ad Ovest del golfo di Napoli è quello del bradisisma, fenomeno tellurico per cui la terra si alza o si abbassa: nel caso della costa napoletana occidentale essa si è abbassata, quindi tutto quello che c’era è ormai sott’acqua. Il fatto che la collina fosse ricca di resti archeologici lo si sapeva sin dal tardo rinascimento, tanto che nel 1680, un nobile di nome Francesco Mazza acquista parte della collina di Posillipo volendo riportare l’attività della pescicoltura. Nei lavori di allestimento di questa sorta di grande vivaio scopre che ci sono dei resti archeologici, ma prima l’archeologia non era intesa come noi la intendiamo oggi quindi non vi era nemmeno la sensibilità di conservare queste opere. Il primo scavo archeologico vero e proprio venne fatto da un certo Guglielmo Pechi, architetto toscano, che acquista l’intera collina e si appassiona all’archeologia. Gli scavi, dal 1820 fino al 1870, portarono alla luce capitelli, vasi, mosaici, monete e pezzi di tubature che servivano ad alimentare le caldere delle terme. Il vero scopritore dei resti archeologici del Pausilypon fu Robert Gunther, personaggio che non appartiene al mondo della classicità, infatti non era un archeologo ma un biologo marino di origine inglese. Egli si rese conto studiando la costa subacquea che sotto all’acqua c’erano dei resti archeologici. Il suo soggiorno a Napoli fu abbastanza lungo e nel 1913 pubblicò due volumi in inglese sull’archeologia marina del golfo di Napoli, aveva esplorato la zona e aveva realizzato delle fotografie e importanti relazioni cartografiche. Le sue pubblicazioni non vennero gradite dagli accademici del tempo perché non ne sapeva nulla di mondo classico e perché alcune sue interpretazioni non convincevano l’ambiente dei professori del tempo. Recentemente la zona archeologica è protetto dal una onlus no profit in collaborazione con la regione Campania. Infatti dopo i finanziamenti stanziati negli anni ‘80/’90 e 2000 oggi buona parte del parco è aperta al pubblico; anche se alcuni complessi sono ancora da riportare alla luce e si aspetta l'arrivo di fondi.
Siamo giunti alla conclusione che il miglior modo per far sì che il parco possa sopravvivere e continuare a prosperare sia quello di farlo autonomamente. La nostra proposta è di rendere la zona meno scolaresca e più turistica allettando la costumer experience dei turisti anche con rievocazioni, una buona idea sarebbe quella di dare ai turisti gli stessi panni che erano in voga ai tempi, facendoli sentire dei veri romani. Inoltre si potrebbero organizzare giornate a tema all’interno del parco usando lo stesso teatro che con una capienza di circa 2000 persone possano essere intrattenute da tarantelle e commedie napoletane tenendo conto quindi delle tradizioni del posto. Ciò potrebbe far aumentarne il valore del ticket medio di molto rispetto a quello attuale di circa €5. Inoltre nel periodo estivo queste giornate, se per un pubblico giovane serate, a tema potrebbero far si che si producano forti incassi che potrebbero essere reinvestiti attrezzature per la realtà virtuale che possono fare da upsell e far lievitare il valore del ticket medio. Si potrebbe prezzare un ingresso come sopra citato a €25/30 a persona e le serate anche a un massimo nell'alta stagione di €50/70 a persona. Il successivo upsell della realtà virtuale potrebbe essere prezzato a ulteriori €30. Essendo una onlus è sgravata da molti carichi fiscali che permetterebbero di aumentare i margini e inoltre essendo un bene culturale farsi finanziare gli investimenti dalla regione. Il tutto terrebbe costi abbastanza bassi tenendo conto che in caso di organizzazione si può scendere a patti con il prezzo delle lavanderie e della produzione di capi di abbigliamento che con una buona trattativa potrebbero diminuire anche del 30%. Importante sarà comunque investire su una buona illuminazione che porterà ad un inevitabile aumento della spesa energetica. Tendo un flusso di 40/70 persone al giorno si avrebbero incassi con il semplice ticket medio, escludendo serate a tema e eventuali upsell, con un ticket medio di €25 con un flusso di 40 persone sono €1000 al giorno, mentre con 70 si parla di €1750 al giorno. Con un ticket medio di €30 con un flusso di 40 persone si avrebbero €1200, mentre con un flusso di 70 si parla di €2100. Quindi in 1 mese si avrebbe un potenziale incassi di €30000,€52500,€36000 o €63000 al mese ideali senza considerare i periodi di magra.