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Crotone. Settant’anni di inquinamento del terreno, dell’aria e delle acque. Settant’anni di attività industriale, di lavoro garantito, di crescita economica e di un benessere scomparso con la dismissione delle fabbriche. Se però la ricchezza e il lavoro ad essa connesso sono, oggi, soltanto un lontano miraggio di un tempo ormai passato i veleni prodotti dall’industria pesante sono rimasti esattamente al loro posto. Omissioni e ritardi si intrecciano, nella città pitagorica, a responsabilità politiche e interessi poco leciti, con vicende giudiziarie che non sempre hanno acclarato le responsabilità rispetto a quanto accaduto. Nel frattempo non solo la popolazione continua a vivere, lavorare e mangiare su un territorio gravemente inquinato, continuando a chiedersi quanto l’emergenza ambientale incida su tumori, allergie, malattie respiratorie ma di Crotone si vuole addirittura fare la pattumiera della Calabria (sono confluiti negli ultimi quattro anni 1.600.000 ton di rifiuti) e non solo. La città, infatti, è circondata da discariche: a sud est la vecchia discarica di Tufolo Farina (compresa nel Sin, una bomba ecologica ad oggi sottoposta solo a MISE; stanziati venti milioni, non spesi, per la messa in sicurezza permanente), sempre a sud est la discarica di Columbra (5 milioni di metri cubi di rifiuti pericolosi e non );a nord est il termovalorizzatore del gruppo Mida; poi Ponticelli; una centrale a metano e la centrale a turbogas di Scandale. A ciò si aggiunga la volontà espressa dalla Regione di aprire una nuova discarica a Santa Marina di Scandale, comune limitrofo (decreto dirigenziale n.8403 per 400 mila metri cubi), e una futura discarica di tenorm nel quartiere Gesù, uno tra i più popolosi della città.
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Il progetto monitorato è "Messa in sicurezza/bonifica della discarica in località Tufolo -Farina", progetto che rientra nel Fondo per lo Sviluppo e la Coesione relativo alla programmazione 2014-2020. Il soggetto programmatore è il MATTM, attuatore è il Comune di Crotone, beneficiario la Regione Calabria. Il costo pubblico del progetto ammonta a 10 milioni di euro così suddivisi: fondo di rotazione pari a 5.482.146 e fondo per lo Sviluppo e la Coesione di 4.517.854. Il progetto prevedeva l’analisi di rischio sito specifica, il progetto di fattibilità tecnica ed economica, l’esecuzione dei lavori per la messa in sicurezza permanente/bonifica dell’ex discarica. L’inizio previsto era stabilito per il 1 Ottobre del 2020, eppure allo stato attuale, il progetto risulta essere non avviato. L'area occupata dalla discarica è stata interessata dall'abbancamento di rifiuti solidi urbani, rifiuti ospedalieri e rifiuti provenienti da attività industriali assimilabili agli RSU. A seguito dell'alluvione di Crotone del 1996 sono stati conferiti, nella medesima discarica, rifiuti e fanghi provenienti dalle operazioni di bonifica dei quartieri allagati. Non risulta alcuna documentazione, agli atti del MATTM, che attesti una preliminare progettazione della discarica che, di fatto, è sorta come semplice sito di abbancamento dei rifiuti del Comune di Crotone su terreni di privati né che sia stato realizzato alcun sistema di drenaggio del percolato e/o di captazione del biogas. L’area perimetrata ha un'estensione di circa 23 ha, la superficie interessata da corpo di discarica vero e proprio è pari a circa 7 ha e la discarica medesima è costituita da due accumuli molto evidenti, corrispondenti ai diversi periodi di funzionamento: il primo di superficie pari a circa 2,06 ha, corrispondente ai primi anni di attività, il secondo di superficie pari a circa 4,79 ha, corrispondente all'attività di abbancamento protrattasi fino al 2000. Sulla base dei risultati delle indagini di caratterizzazione (sondaggi e tomografie elettriche) risulta che nelle due zone della discarica sono stati abbancati volumi pari, rispettivamente, a circa 330.000 mc e 200.000 mc. La discarica si trova a circa 4 km a sud di Crotone. Il PRG vigente inquadra il sito in esame come E4, area agricola produttiva. Le zone limitrofe sono utilizzate per pratiche agricole estensive (grano) o adibite a pascolo di ovi -caprini. Le criticità ambientali del sito, che discendono dalla tipologia di rifiuti abbancati di natura urbana, speciale pericolosi e non, oltre alla vicinanza di nuovi agglomerati urbani a circa 1 Km di distanza, hanno fatto sì che la discarica dismessa fosse inserita nel perimetro del Sito di Interesse Nazionale (SIN) ai fini della bonifica e ripristino ambientale di ‚Crotone-Cassano e Cerchiara‚ individuato con il D.M. n. 468 del 18/09/2001.
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Il 4 maggio 2004 è stato approvato in sede di conferenza dei servizi presso il Ministero dell’Ambiente, il Piano di Caratterizzazione dell’ex Discarica al fine di accertare la presenza e la distribuzione di contaminanti, all’interno e all’esterno dei depositi principali. Nel corso del 2009 sono stati eseguiti sondaggi, rilievi e determinazioni analitiche da cui sono emersi superamenti nei valori delle CSC (Concentrazioni Soglia di Contaminazione), per i suoli e le acque prelevate da alcuni dei piezometri installati. Considerate le caratteristiche sitospecifiche dell’area e la contaminazione accertata era necessaria l’adozione di interventi di Messa in Sicurezza Permanente (MiSP), così come definite all’art.240, comma 1, lettera o del D.lgs. 152/06. Nel parere IS/SUO 2011/098 ISPRA ribadiva che non erano stati presi in debita considerazione elementi di criticità legati al contesto geologico ( problemi relativi alla stabilità dei versanti argillosi che potrebbero interessare le discariche) ed idraulico (corpo rifiuti con il Fosso Carbonara e il Vallone Esposito) dell’area interessata dalla discarica.
I dati raccolti in questa fase iniziale non possono essere esaustivi per la nostra ricerca, bisognerà infatti provare a comprendere perché un processo iniziato nel lontano 2008 non abbia portato, ad oggi, ad una messa in sicurezza permanente della discarica e che impatto tutto questo abbia sul territorio circostante. Stando agli ultimi dati ufficiali (MATTM,Dicembre 2018) la caratterizzazione dell’inquinamento nella città di Crotone, infatti, è ferma al 51% e la bonifica al 13% dei suoli e l’11% delle falde acquifere. A ciò si aggiunga che nell’area industriale e su tutto il territorio crotonese sono stati utilizzati materiali di risulta in opere civili. Oltre al manganese, ai solfati, ai metalli pesanti è stata trovata una contaminazione da materiali contenenti valori di radioattività più alti. Il materiale di partenza conteneva, secondo quanto riportato nella relazione ufficiale della commissione rifiuti realtiva all'anno 2017, uranio…