Contatti

Open Data, Monitoraggio Civico,

Politiche di Coesione nelle scuole italiane

Raccontare la ricerca di dati e informazioni

IL CAMBIAMENTO: GREEN GUYS2.0

Nella prima fase della ricerca,dopo aver scelto come campo di indagine l’area del fiume Sarno, la nostra attenzione è stata rivolta al progetto: monitoraggio e protezione civile. L’inizio effettivo del progetto era previsto per il 05/07/2016 e la fine per il 19/12/22. Ente programmatore ed attuatore era la regione Campania.Obiettivo generale del progetto era mettere a nudo la situazione in cui versava il fiume Sarno.I dati,raccolti nel corso della ricerca effettuata in classe, da fonti istituzionali e da fonti secondarie consentono di tracciare il seguente percorso.L’area oggetto di intervento, ubicata nel territorio di Sarno, si estende per circa 715 km2 ed è posta in prossimità dei principali paesi vesuviani. Circa 250 concerie scaricano cromo, zinco e piombo, una nube asfissiante avvolge il fiume Sarno.

 

Da Castellammare di Stabia, un gruppo di manifestanti  ha attraversato la strada lungo la sponda del fiume fino a giungere in prossimità dello scoglio di Rovigliano, a pochi passi dalla foce per far sentire la propria voce contro il disastro ambientale che coinvolge un vasto territorio. Il Sarno è una vera e propria bomba ecologica, i cui effetti si rivelano in maniera drammatica sulla salubrità delle aree interessate dal suo transito.Sono ben 39 i Comuni attraversati dal fiume Sarno, che si distende per 24 chilometri prima di disperdere il suo carico di sostanze inquinanti nel golfo di Napoli, al confine tra Castellammare di Stabia e Torre Annunziata. «Bottiglie, flaconi, bicchieri, buste, confezioni per alimenti e tanti altri contenitori e imballaggi in plastica usa e getta sommergono l’area marina in prossimità della foce del fiume Sarno in Campania» sottolinea Greenpeace.E la situazione diventa ancor più inquietante se si considera che nell’80% dei punti di campionamento, è «rilevante» l’inquinamento dovuto ai rifiuti non biodegradabili che raggiungono il mare. Un ostacolo insormontabile per la vocazione turistica di un’area che pullula di bellezze naturali, storiche e architettoniche e che coinvolge quasi un milione di abitanti suddivisi nelle province di Napoli, Salerno e Avellino.

 

A conferma delle criticità ancora presenti i dati dei monitoraggi effettuati dai volontari di Legambiente: la metà dei punti campionati lungo l’asta principale del Sarno presentano criticità e l’80 per cento dei campionamenti lungo canali e corsi secondari presenta livelli di inquinanti considerevoli.Legambiente rinnova quindi alla Regione Campania e agli enti preposti di avviare tutte le azioni per completare al più presto l’indispensabile rete di infrastrutture depurative e intraprendere controlli sempre più serrati contro chi continua a scaricare abusivamente.Sono questi, in sintesi, i risultati delle indagini condotte da Goletta del Sarno, la campagna di monitoraggio del fiume Sarno, giunta alla sua terza edizione, promossa da Legambiente Campania e realizzata dal circolo Legambiente Valle del Sarno in collaborazione con la rete dei circoli Legambiente del Bacino del Sarno e il supporto tecnico della azienda Hach.A dimostrazione che la mancata depurazione resta ancora una delle principali cause di inquinamento di questo corso d’acqua vi sono i dati al 2015 di copertura del servizio. Tra lavori mai progettati, altri in corso o ancora da appaltare la situazione è tutt’altro che rosea: il servizio di depurazione copre infatti appena il 45% del carico inquinante, espresso in abitanti equivalenti (AE), che arriva dal territorio. In pratica vengono convogliati in impianti di depurazione soltanto i reflui corrispondenti a 900mila abitanti equivalenti sui circa due milioni dell’area. Comuni importanti (Pompei, Ottaviano, Poggiomarino, San Giuseppe Vesuviano, Striano, Terzigno, Corbara, San Valentino Torio, Sarno, Scafati, Boscoreale, Casola di Napoli, Santa Maria la Carità) non sono ancora oggi serviti da nessun impianto di depurazione. Per diversi altri, invece, il grado di copertura non supera il 60% (Sant’Antonio Abate, Castel San Giorgio, San Marzano sul Sarno, Castellammare di Stabia e Gragnano) e per altri resta comunque inferiore all’80% (Mercato San Severino, Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Sant’Egidio del Monte Albino, Siano, Torre Annunziata e Trecase).Il monitoraggio svolto da Legambiente non vuole assolutamente sostituirsi o compararsi con quello realizzato dall’Arpac, unico soggetto in Campania titolato a valutare la qualità ambientale dei fiumi, attività che deve essere svolta secondo le articolate modalità definite dalle vigenti disposizioni di legge. Tuttavia, il monitoraggio realizzato consente di effettuare valutazioni utili per favorire la ricerca delle cause della contaminazione e promuovere interventi coerenti a conseguire sicurezza e qualità ambientale come previsto dalle Direttive “Acque” e “Alluvioni”. I campionamenti sono stati effettuati tra il 22 e il 25 agosto 2016.