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Articolo di Data Journalism

Nessuno vuole morire, da solo, per strada

L’altra Europa, quella che nessuno di noi ama vedere, quella che desideriamo che non esista perché guardarla è essere colpevoli. Non ci sono dubbi su dove stiamo andando, i dati parlano, gridano, ci impongono una riflessione e una presa di coscienza che vorremmo evitare, perché, dopo tutto, nessuno desidera vedere gli invisibili. Eppure esistono, sono nell’angolo della strada, vicino la scuola, sotto la pioggia, nell’aria asfissiante del caldo afoso delle nostre estati; sono accanto a noi eppure non li vediamo. Ma i numeri non mentono, dicono la verità, ci fanno aprire gli occhi e ci impongono di guardare la povertà, la miseria, chi non può neanche soddisfare i bisogni primari. E allora osserviamo i dati della civilissima Germania, con un aumento del 150% dei senzatetto dal 2016 e con ben 860.000 persone senza fissa dimora. Un esercito di invisibili! Oppure il Regno Unito, che con la Brexit si scrolla di dosso il fardello Europa non guardando al proprio, a quel dato di +169% dal 2016 al 2017 di diseredati; e non fanno eccezione altri Paesi Europei dove, in ognuno di loro, suona un vibrante campanello d’allarme ad oggi quasi del tutto inascoltato (graf.1). E la nostra Italia non fa eccezione; i nostri dati raccolti, soprattutto dall’ISTAT, ci presentano un dipinto inquietante fatto non solo di numeri che vacillano ma di storie, di volti, di famiglie che per tanti e svariati motivi oggi si trovano in condizioni di esclusione sociale. Il confronto tra il 2011 ed il 2014 evidenzia anche un incremento delle persone senza dimora che mostrano la loro presenza anche nelle più industrializzate regioni del nord-est del nostro Paese (infograf.1). I dati più recenti, pubblicati dall’OXFAM e presentati a Davos durante il World Economic Forum il 20/01/2020, dipingono una situazione italiana sconvolgente e imbarazzante (graf.2). La nostra ricchezza complessiva ammonta a 9.297 miliardi di euro: per il 60% essa è concentrata nel solo 20% della popolazione, mentre il 13% del PIL è appannaggio del 60% dei cittadini. In breve, come ci presenta il servizio mandato in onda dal TGLa7 del 20 gennaio, l’1% più ricco degli Italiani detiene quanto il 70% della popolazione. Un prezzo altissimo, pagato soprattutto da giovani e donne. A questo si aggiungono i dati specifici sulle caratteristiche e le motivazioni che spingono le persone a dormire per strada, ampiamente analizzate, attraverso questionari somministrati agli utenti dalle strutture accoglienti. Il profilo che ne esce guarda ad un uomo, soprattutto straniero, sebbene l’incidenza degli italiani sia significativa (41,8%), che vive da solo e soprattutto al nord Italia (graf.3). Gli stessi racconti ascoltati rimandano a cause inerenti soprattutto la perdita del lavoro, la separazione tra coniugi e la presenza di malattie e Palermo non si discosta dai dati esaminati. La nostra è una città con 637.735 abitanti (dati ISTAT 2017) e con ben 26.114 domande presentate per ottenere il reddito di cittadinanza e con un numero stimato di senza dimora tra i 2.800 e i 3.000, dati sconfortanti per la terza città d’Italia dopo Milano e Roma. Di questi circa 400, secondo l’ultima ricerca Istat (2019), vivono in strada, circa 500 sono in carico al Comune mentre gli altri sono accolti in centri di accoglienza e dormitori pubblici e privati, come la Missione di Speranza e Carità di Biagio Conte, che ne ospita oltre mille e la Caritas che ne ospita un’ottantina. Il 52% sono migranti e il 48% italiani; infatti negli ultimi 5 anni, il Comune di Palermo ha iniziato a programmare e investire per contrastare la condizione dei senza fissa dimora. Molti sono stati gli interventi diretti non solo individuando i classici luoghi di accoglienza notturna ma provando a innovare il sistema complessivo della presa in carico per offrire alle persone senza dimora un percorso di fuoriuscita. La scelta fatta è quella di sposare l’housing first, che identifica la casa, intesa come luogo stabile, sicuro e confortevole dove stabilirsi, come punto di partenza per avviare e portare a compimento ogni percorso di inclusione sociale. A Palermo sono presenti poche strutture, sebbene la volontà sia quella di incrementarle il più possibile grazie ai Pon metro: casa di Aldo, che rientra nella misura 3.2.2.b ed è il progetto da noi monitorato, e i 3 poli da poco inaugurati, San Carlo, Agape e San Francesco che rientrano nella misura 3.2.2.a, garantendo, questi ultimi, anche una possibilità di inserimento sociale (infograf.2). Raccoglieremo altri dati fra gli invisibili anche se non è facile; i numeri sono spesso introvabili e nascosti tra le pieghe di persone senza volto. Intendiamo spostare le nostre ricerche dalle nostre calde case alle strade; desideriamo vedere questi dormitori, parlare con i responsabili, ascoltare, se possibile, direttamente la voce dei protagonisti. Fare esperienza, capire un perché che è troppo lontano dalle nostre vite e dalla nostra realtà. Siamo infatti assolutamente sicuri che nessuno vuole morire, da solo, per strada.