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Articolo di Data Journalism

Perchè dobbiamo temere i nostri fiumi

Con il termine “dissesto idrogeologico” si fa generalmente riferimento all’insieme dei processi morfologici che hanno un’azione fortemente distruttiva in termini di degradazione del suolo, quindi all’erosione delle coste, alle frane e alle alluvioni.

Il dissesto idrogeologico costituisce un tema di particolare rilevanza per l’Italia a causa degli impatti sulla popolazione, sulle infrastrutture lineari di comunicazione e sul tessuto economico e produttivo. Il forte incremento delle aree urbanizzate, verificatosi nel nostro Paese a partire dal secondo dopoguerra e spesso in assenza di una corretta pianificazione territoriale, ha portato a un considerevole aumento degli elementi esposti a frane e alluvioni e quindi al rischio.

Le superfici artificiali sono passate infatti dal 2,7% del territorio negli anni ‘50 al 7,65% del 2017 e l’abbandono delle aree rurali montane e collinari ha contribuito in maniera significativa determinando un mancato presidio e manutenzione del territorio.

Secondo i dati di una ricerca svolta da ISPRA nell’anno 2018 per l’intero territorio nazionale 7.275 comuni (pari al 91% del totale) sono a rischio per frane e/o alluvioni; il 16,6% del territorio nazionale è classificato a forte pericolosità e sono  oltre ad un milione (1,28 milioni) gli abitanti che vivono in zone a rischio frana ed oltre 6 milioni quelli a rischio alluvioni. (Infografica statica 1)

Il più recente rapporto di Ance (Associazione Nazionale costruttori edili) e Cresme (Centro ricerche economiche sociali di mercato per l’edilizia e il territorio), stilato nel 2012, riporta che il rischio idrogeologico interessa inoltre 6.250 scuole, 550 ospedali e circa 500 mila aziende. Non sono esclusi appartamenti e case residenziali, per un totale di 1,2 milioni di edifici tra residenziali e non collocati in zone di forte rischio idrogeologico.

Si tratta di cifre importanti che ci fanno comprendere a pieno quanto sia fragile il territorio italiano.

Come è la situazione del dissesto idrogeologico in Toscana?

Sempre secondo i dati della  ricerca Ispra, la regione Toscana é un territorio che possiede le più elevate percentuali di popolazione ed edifici a rischio frana; per fare questa analisi, il territorio classificato “in pericolo” è stato messo in relazione con l’estensione di quello montano-collinare, che è quello potenzialmente più interessato da fenomeni franosi.

La Toscana possiede inoltre Se prendiamo in considerazione la superficie complessiva classificata “a rischio frana”, in Toscana essa rappresenta tra il 20 e il 30% dell'intero territorio; la regione ha inoltre il più elevato numero di popolazione a rischio alluvioni e di unità di imprese locali sottoposte al medesimo pericolo  mentre risulta essere una delle regioni con il valore più elevato di superficie a pericolosità idraulica, oltre a detenere il primato della maggior presenza nazionale di beni culturali a rischio smottamenti.

Un comune su tre in Toscana inoltre non svolge un'adeguata manutenzione degli alvei dei propri fiumi, non delocalizza le strutture a rischio e non realizza interventi di messa in sicurezza dei corsi d'acqua.

In questo preoccupante quadro vanno  però individuati degli interventi programmati od in corso per la rinaturalizzazione dei fiumi, la messa in sicurezza ed una migliore manutenzione ordinaria del territorio ed azioni per diminuire il rischio di straripamento degli argini di alcuni fiumi regionali. In quest’ottica si inserisce il nostro lavoro di monitoraggio delle azioni di mitigazione del rischio frana nella valle del fiume Frigido che attraversa il territorio della provincia di Massa-Carrara. (Infografica dinamica/interattiva 1)

Analizzando i dati pubblicati da una ricerca di ARPAT Toscana nel 2018 sul monitoraggio dei corpi idrici superficiali della regione Toscana, è possibile osservare come egli ultimi anni si stia assistendo ad alterazioni del territorio che si possono attribuire in parte a fenomeni quali siccità o piena, altre a fenomeni di degrado della qualità ambientale, come il taglio raso della vegetazione o l’utilizzo di macchine operatrici per la pulitura fino alla frantumazione della materia organica, la risagomatura delle sponde dei fiumi o la rettificazione dei tratti fluviali.

 Considerando lo stato ecologico dei fiumi dell'intera Toscana, l'indice più sensibile risulta la comunità di macroinvertebrati;  il 40% dei corpi idrici fluviali è in linea con i criteri della direttiva europea anche se lo stato chimico evidenzia come critico il dato relativo alla presenza eccessiva e dannosa per la salute della popolazione di alcuni metalli in particolare mercurio, nichel e piombo.

In conclusione, in Toscana il 63% dei fiumi viene considerato in stato buono ed in relazione ai bacini regionali, si osserva dai dati che lo stato ecologico prevalente sia lo stato “sufficiente” tranne proprio che per il Frigido che alla foce fa rilevare uno stato chimico critico per la presenza del mercurio.

Concludendo possiamo dire che nel nostro Paese e nella nostra Regione il dissesto idrogeologico fa paura per le percentuali di territorio esposto al rischio, per il grande numero della popolazione coinvolta potenzialmente in episodi di questo genere, per la qualità e collocazione di importanti edifici di pubblico interesse quali scuole, ospedali o altre strutture pubbliche.

Da molti anni si registrano gravi episodi di dissesto con morti e feriti e si stimano danni per circa 3,5 miliardi all’anno.

 Le frane sono estremamente diffuse, le caratteristiche morfologiche del territorio lo rendono particolarmente esposto alle alluvioni, con molte aree del Paese ad alta pericolosità. I fattori principali per l’innesco sono precipitazioni e terremoti per cause naturali, tagli stradali, scavi e sovraccarichi per cause antropologiche.

Per prevenire i rischi ed invertire completamente la rotta anche delle politiche di scarsa attenzione al territorio c’è bisogno di una grande azione di prevenzione, una maggiore educazione di tutti alla cura del suolo e politiche di sviluppo che impongano efficaci misure di sicurezza per la costruzioni di edifici in luoghi sicuri.