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QUANTO PUO' ESSERE SALUBRE NUOTARE IN MARE?

QUANTO PUO' ESSERE SALUBRE NUOTARE IN MARE?
Come sostenuto da innumerevoli studi scientifici, stare a contatto con l’acqua marina può portare a benefici considerevoli per la salute dell’uomo, si pensi al rafforzamento delle difese immunitarie, alla riduzione dello stress e agli effetti positivi sulla tiroide. Tutti questi vantaggi hanno fatto si che si creasse una terapia medica per curare le suddette patologie utilizzando l’acqua del mare, la talassoterapia. Naturalmente il buon funzionamento della terapia è garantito solo se l’acqua utilizzata sia sgombra da sostanze nocive per l’uomo.
La nostra ricerca ruota proprio intorno a questo argomento ed è stata condotta mediante l’analisi dei dati prelevati dalle corrispettive banche messe a disposizione dall’Arpa. I comuni italiani da noi considerati sono la città di Bisceglie, precisamente a 500 metri dallo scarico del depuratore, a confronto con le città limitrofe di Molfetta e Barletta e con altre località italiane.
Il grafico “Presenza di cadmio” si sofferma proprio sulla quantità del metallo pesante nelle zone interessate. Esso è un elemento chimico che risulta essere presente nei diserbanti chimici o nei materiali di scarto delle industrie metallurgiche e se venisse a contatto con il corpo umano potrebbe entrare nel sistema circolatorio accumulandosi nei reni e nel fegato, causando disturbi patologici. Dal grafico si evince come nel 2019 il dato di 0,001 mg/Litro sia rimasto costante in tutti e tre i trimestri e nelle località di Bisceglie, Molfetta e Barletta indice di come sia un problema diffuso in tutta la regione . Fortunatamente il dato è in calo rispetto a quello registrato nel 2012, pari a 0,005 mg/Litro, che rimane comunque costante nelle località precedentemente citate.
Il grafico “Presenza di solfati” si sofferma proprio sulla quantità di solfati nell’area interessata. Questo composto chimico proviene proprio dagli scarti della produzione industriale. Esso risulta essere croce e delizia per la salute umana in quanto, a basse concentrazioni ovvero un valore inferiore a 100 mg/ Litro, non nuoce allo stato di salute, viceversa, può portare a problemi intestinali. Il dato più preoccupante è stato riscontrato a Molfetta nel I trimestre del 2019 corrispondente a 250 mg/Litro, dato che si conferma elevato anche negli altri due trimestri infatti la concentrazione è quella di 220 mg/Litro e 130 mg/Litro. La località di Bisceglie presenta valori sotto la soglia consentita pari a 84 mg/Litro nel I trimestre, 87 mg/Litro nel II trimestre e 88 mg/Litro nel II trimestre. Il capoluogo di provincia Barletta presenta dei dati preoccupanti in tutti e tre i trimestri in quanto riscontriamo 120 milligrammi di solfati su litro nei primi due trimestri e 130 nell’ultimo.
Il grafico “Presenza di tensioattivi” illustra la concentrazione di questa sostanza dannosa all’interno della fascia analizzata. Essi sono presenti in larga quantità in detergenti, emulsionanti e disperdenti, che mediante la fogna, raggiungono il mare. Quest’ultimi si fanno anche i principali responsabili dell’eutrofizzazione delle acque e causa l’impoverimento delle specie ittiche, a danno dell’intero sistema marino ma anche dell’uomo la cui pelle potrebbe risentirne se venisse a contatto con la sostanza chimica. La presenza di tensioattivi vede sostanziale parità nella sua distribuzione nelle località interessate infatti a Molfetta il dato è statico nei trimestri e pari a 0,3 mg/Litro, risultati che meritano più attenzione sono quelli di Bisceglie e Barletta rispettivamente pari a 0,2 mg/Litro e 0,3 mg/Litro nel I trimestre, 0,3 mg/Litro e 0,4 mg/Litro nel II trimestre e 0,2 mg/Litro e 0,2 mg/Litro nel trimestre conclusivo dell’anno solare. I suddetti esiti sono in netto aumento rispetto al 2012 quando a Bisceglie si registrava una concentrazione di 0,2 mg/Litro e a Barletta di 0,26 mg/Litro, l’unico buon risultato è stato riscontrato a Molfetta dove il dato è dimezzato.
Gli ultimi due grafici raffigurati rappresentano la concentrazione di alga tossica nelle località di Bisceglie, Massa e Genova. Il suo nome scientifico è Ostreopsis Ovata e tende a proliferarsi nei mesi estivi. Essa può essere contratta con grande facilità dall’uomo tanto che il Ministero della Salute ogni anno emette un articolo di avvertimento sui sintomi e sulle conseguenze a causa dell’infezione contratta da questi microrganismi. I principali sintomi sono tosse, mal di gola, dissenteria, congiuntivite e vomito. Analizzando i grafici notiamo che nella prima quindicina di agosto la città di massa ha il dato peggiore di 31040 cellule/Litro, seguita da da Genova con 29400 cellule/Litro e per ultima Bisceglie con appena 593 cellule/Litro. Nella seconda quindicina la situazione di capovolge, Massa risulta avere il risultato migliore di 1120 cellule/Litro, subito dopo ritroviamo Genova con 4920 cellule/Litro, la situazione peggiore si presenta a Bisceglie dove la concentrazione è di 2089963 cellule/Litro. Nella prima quindicina dell'agosto del 2012, la città di Massa, proprio come nel medesimo periodo del 2019, ha il dato peggiore di 1400 cellule/Litro insieme e Genova che registra 960 cellule/Litro, mentre, Bisceglie ha una scarsa presenza dei microrganismi dannosi pari a 120 cellule/Litri. Nella seconda quindicina dello stesse mese notiamo come il dato di Massa si riduca a solo 520 cellule/Litro insieme a quello di Genova pari a 60 cellule/Litro, mentre, Bisceglie risulta ancora avere il primato peggiore con 22200 cellule/Litro.
Concludendo, la nostra indagine, si è anche soffermata su alcune proiezioni per il futuro. Una tra queste è quella del contenuto di tensioattivi nelle acque marine di Bisceglie e, secondo i nostri calcoli, nel 2050 aumenterà di circa il 50% rispetto al dato registrato l’anno scorso, una previsione che lascia molto riflettere sulla condizione delle acque marine del nostro litorale.